giovedì 11 febbraio 2016

La biopsia diventa digitale, cellule del tumore come pixel Tecnologia messa a punto da 2 giovani italiani su Nature

Vedere le cellule del tumore una per una, analizzarne il genoma e le mutazioni senza interferenze e trovare così la cura più adatta a ciascun paziente. I risultati dell'impiego di una tecnologia digitale made in Italy che analizza le cellule una a una come se fossero pixel sono stati appena pubblicati su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.



Il metodo e' utilizzato nei laboratori di ricerca, messo a punto dalla Silicon Biosystems Menarini, azienda con base a Bologna e a San Diego creata da due giovani ricercatori italiani.

Con il nuovo test sarà possibile digitalizzare le cellule tumorali di un campione anche esiguo, analizzarle una per una isolandole come gruppi omogenei e mapparne il genoma mettendolo a confronto con quello delle cellule sane presenti nella biopsia, spiega Gianni Medoro, inventore della tecnologia.

Molto spesso (circa in un paziente su 6) la percentuale di cellule tumorali presenti nel campione di una biopsia è troppo bassa per avere una valutazione affidabile delle caratteristiche genetiche del tumore, necessaria per la scelta della terapia precisa Nicolò Manaresi, Chief Scientific Officer di Silicon Biosystems e coordinatore dello studio.
"Grazie alla nostra tecnica - spiega - possiamo disgregare la biopsia fino ad avere una sospensione di cellule libere che vengono passate nel sistema per essere digitalizzate una per una. In pratica, ciascuna cellula diventa un 'pixel' che può essere seguito e analizzato, con una precisione di analisi estrema che consente di eliminare il "rumore di fondo" inevitabilmente presente quando le cellule tumorali sono poche o non tutte esprimono le stesse mutazioni". 

Il cancro infatti è di solito eterogeneo perché va incontro a modifiche cellulari dinamiche continue che generano sottotipi tumorali diversi, ciascuno con un differente potenziale di malignità: in alcuni casi cloni tumorali presenti in scarsa quantità ma altamente aggressivi possono essere responsabili dello sviluppo veloce e maligno del cancro e purtroppo finora nessun metodo riusciva a venire a capo dell'eterogeneità tumorale per caratterizzare le diverse tipologie di cellule neoplastiche.
Poter valutare le diverse popolazioni cellulari aiuterà a riconoscere quelle con il più alto potenziale di generare metastasi, il primo passo per “bloccarle” in modo efficace.

Fonte: www.ansa.it

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